La bellezza è ovunque, anche nelle cave di cemento

Cosa ha a che fare il cemento con il mio blog vi domanderete…ebbene, qui si parla soprattutto di territorio nelle sue varie sfaccettature, privilegiando chiavi di lettura dirette e semplici per conoscerlo ed interpretarlo. Vorrei raccontarvi di un luogo che mi ha fatto riflettere e che mi piace davvero molto anche e soprattutto perché mi pone continuamente di fronte al paradosso uomo-natura.
Da ambientalista convinta, è faticoso per me accettare scempi e sfruttamenti intensivi del territorio, ho pianto davanti alle cave di marmo di Carrara, parte della mia tesi di laurea in economia è stata dedicata alle cave di trachite nel Parco Regionale dei Colli Euganei…è anche vero però che Venezia non sarebbe quella che è senza la trachite e che il marmo bianco di Carrara ha impreziosito nei secoli opere d’arte di tutto il mondo. Mi pongo spesso questi interrogativi, credo che come quasi sempre accade la “verità” stia nel mezzo e che le situazioni vadano affrontate con coscienza e lungimiranza. L’uomo ha sempre sfruttato il territorio a suo uso e consumo, tutte le attività da quella agricola all’industria pesante sono sfruttamenti di risorse che alterano gli equilibri naturali. Conoscere per ridurre al minimo il nostro impatto è un dovere, a parer mio.
Ma torniamo al cemento! Vi ho già parlato di questo luogo dal punto di vista naturalistico – escursionistico qui, ma oggi mi dedicherò solo all’aspetto più ostico della faccenda: il cementificio sorto nelle Gole della Breggia nel 1961, la Saceba.

Saceba-panorama

Si tratta dell’unico cementificio industriale del canton Ticino, uno dei pochi esempi di imprenditorialità industriale locale. L’idea di crearlo venne a due ufficiali durante una esercitazione. Iniziarono così la ricerca di giacimenti di calcare e marna ai piedi del Generoso trovandone grandi quantità, di buona qualità, sotto l’abitato di Castel S.Pietro. Non fu difficile convincere i numerosi proprietari terrieri a cedere le loro proprietà e in men che non si dica i lavori di scavo iniziarono e la produzione con loro. I lavori di costruzione del Gottardo e in generale lo sviluppo edilizio fecero sì che nel 1967 ogni abitante del Ticino consumasse in media una volta e mezza il cemento del resto della Svizzera, due volte quello di Francia, Italia e Germania e tre volte quello degli USA. Per cause di varia natura che potrete approfondire direttamente in loco, nel 2003, il cementificio fu chiuso e si pose la questione della riqualifica dell’area.
Cancellare ogni traccia dell’attività di produzione del cemento smantellando gli edifici con un progetto di rinaturazione o lasciarli come testimoni silenziosi di un pezzo di storia ticinese? La scelta cadde in un qualche modo nel mezzo ovvero vennero smantellate le parti più invasive e meno utili, mantenuta la torre dei forni e tenuta traccia delle fondamenta per poter rendere l’idea dell’imponenza del cementificio.
Fu una scelta che inizialmente mi lasciò perplessa: perché lasciare aperta una ferita quando potremmo coprirla con un cerotto affinché pian piano si possa rimarginare?

Saceba-cemento

La risposta non tardò ad arrivarmi grazie anche ad una visita agli edifici e ad un approfondimento storico; a governare sulle Gole della Breggia è anzitutto la natura ma se non considerassimo gli aspetti storici e culturali che caratterizzano questo Parco ne capiremmo solo una piccola parte.
Presso la Torre dei forni è possibile ripercorrere la storia anche attraverso video e documenti dell’epoca, i vari piani sono stati allestiti in modo che l’utente possa seguire un fil rouge chiaro e semplice che lo porterà a sviluppare un’idea propria sulla questione oltre che a conoscere i processi di trasformazione dalla roccia al cemento.

torre-dei-forni

La chicca vera e propria però è il percorso del cemento! Armati di caschetto e torce è possibile addentrarsi lungo le gallerie di estrazione vestendo per qualche momento i panni dei cavatori. Il buio, il rumore ritmato dell’acqua, il silenzio propri delle grotte naturali potrete provarli anche qui. In fondo, quello che andrete a percorrere, non sarà tanto il percorso del cemento quanto quello dell’uomo e del suo rapporto con la natura.

Copertina photo credit: Ticino Turismo

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